Costruire un AI responsabile che sia compagna di viaggio: “Per i problemi solver di tutto il mondo, ciò che una volta sembrava impossibile è ora a portata di mano”. Andrew Stirk, Head of Brand Marketing di Anthropic. La campagna pubblicitaria per il lancio di Claude (il collaboratore di Intelligenza Artificiale della startup americana), è un inno alla meraviglia del pensiero come insostituibile facoltà umana. In un’epoca segnata da sfide complesse, dall’incertezza geopolitica alle crisi energetiche, dall’instabilità economica ai conflitti – nulla può sostituire l’unicità della mente umana. L’AI ha il compito di affiancarla e  amplificarla.
Realizzare un futuro sostenibile è questione di equilibrio: adottare strumenti digitali con lungimiranza, senza mai rinunciare alla capacità critica e al valore delle domande.

Problem solving, evidenze e criticità dell’innovazione

Strumenti evoluti offrono tuttora un contributo straordinario: consentono di analizzare grandi quantitativi di dati in tempi ultrarapidi, supportano decisioni strategiche e aiutano a risolvere problemi complessi. Sebbene ciò ridimensioni la paura che il progresso tecnologico rappresenti solo una minaccia, è importante affrontare consapevolmente le criticità legate a questa incredibile rivoluzione in atto.
Oltre alla retorica più nefasta, il mondo aziendale e le persone sono chiamate ad affrontare le implicazioni dello sviluppo di tecnologie sempre più performanti.
La digitalizzazione dei processi aziendali e l’integrazione crescente di sistemi AI stanno ridefinendo i flussi di lavoro e, in molti contesti, il modo stesso di fare impresa, trasformandosi in un driver strategico reale.
L’adozione di soluzioni IT integrate ridisegna l’infrastruttura e i modelli operativi, con un impatto concreto sulle performance e sulle persone; connette, riduce i livelli di rischio, orienta le decisioni strategiche. Tuttavia, richiede anche una maggiore attenzione alle competenze digitali, STEM e green, particolarmente carenti in Europa: come sottolineava Mario Draghi lo scorso settembre a Bruxelles – a un anno dalla pubblicazione del Rapporto che porta il suo nome – la discrepanza accentuata tra domanda e offerta di lavoro, rischia di compromettere la competitività del continente.
Sebbene l’adozione di tecnologie digitali in UE sia in aumento (secondo la Banca Europea degli Investimenti, BEI,  il ritmo è simile a quello dei competitor statunitensi), il divario registrato si conferma netto.
Nel 2024, mentre USA e Cina hanno prodotto rispettivamente 40 e 15 grandi modelli di AI, l’Europa ne ha realizzati soltanto 3; nelle PMI il tasso di adozione si attesta fra il 13 e il 21%.
Ciò indica l’urgenza di agire su due fronti prioritari: investimenti mirati non solo nella tecnologia, ma anche nello sviluppo di modelli operativi etici e sostenibili, applicabili dalla piccola alla grande impresa.

Digital workflow

Secondo la recente indagine SH Pulse 2025 di European Agency for Safety & Health at Work (EU-Osha) condotta su 28.000 lavoratori europei, circa salute e sicurezza sul lavoro nell’era dei cambiamenti climatici e digitali:

  • 9 su 10 utilizzano almeno una tecnologia nel proprio ruolo.
  • 1 su 3 adotta strumenti avanzati come sistemi basati su AI, dispositivi indossabili o robotica.

Questo progresso abilità, in primis:

  • Automazione di compiti ripetitivi
  • Monitoraggio dettagliato e puntuale
  • Gestione efficiente delle risorse
  • Ottimizzazione dei costi
  • Semplificazione dei processi

Le organizzazioni riconoscono i vantaggi di AI generativa e applicativi IT nella ridefinizione di ruoli e processi. Ma qual è l’influenza sul capitale umano? L’adozione diffusa comporta rischi psicosociali non trascurabili. Il report evidenzia problematiche come:

  • Impatto sui ritmi professionali (48%)
  • Isolamento nello svolgimento dei compiti (30%)
  • Riduzione dello spazio per le competenze e le conoscenze umane (28%)

Always-on: i rischi psicosociali

Dall’incertezza sull’uso etico dei dati al controllo percepito dai lavoratori (25% degli intervistati), il rischio di disturbi mentali aumenta. Il 45% dichiara di essere esposto a fattori di rischio per la salute mentale. Quasi 3 su 10 soffrono di stress, depressione o ansia legati al lavoro. Gestire i cambiamenti valorizzando benessere e relazioni umane all’interno delle organizzazioni è compito del management, chiamati a costruire ambienti di lavoro sostenibili, dove tecnologia e persone lavorino in sinergia. Criticità riconosciute:

  • Iperconnessione: l’uso continuativo compromette il work-life balance e influisce sulla salute fisica, mentale ed emotiva.
  • Burnout: sindrome da stress cronico, cresciuta esponenzialmente tra gli hybrid workers.
  • Sovraccarico informativo (tecnostress): causato dall’uso eccessivo delle ICT e dall’enorme mole di informazioni, è riconosciuto in Italia come patologia professionale.
  • Isolamento: rischio accentuato nel lavoro da remoto.

Human-centric: spazi tecnologici, impronta umana

Interventi strutturali a livello organizzativo – non soltanto individuali – si rendono necessari nel plasmare nuovi cicli operativi e spazi inclusivi a misura di persona. Focus su:

  • Collaborazione, condivisione e buone pratiche
  • Flessibilità oraria
  • Strumenti performanti, percorsi formativi e/o di sensibilizzazione
  • Partecipazione del team al processo decisionale
  • Valutazione degli impatti psicosociali e mitigazione dei rischi

Affrontare le sfide della digitalizzazione significa intervenire non solo a livello individuale, ma anche organizzativo. Le aziende devono ripensare i processi con approccio umano, ossia favorendo collaborazione, flessibilità, inclusione e percorsi formativi adeguati.
La tecnologia non è infallibile: algoritmi e sistemi predittivi possono sbagliare. È la capacità critica delle persone a fare la differenza, sia nella gestione degli errori sia nell’accompagnare i cambiamenti.
Nel dialogo tra macchina e individuo, l’elemento umano rimane decisivo.

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Obiettivi sostenibili (e possibili): migliorare la produttività senza sacrificare il benessere, sostenere il lavoro di squadra e garantire continuità di business ovunque il team si trovi.
Quando cresce la collaborazione, migliora l’allineamento strategico tra persone, processi e tecnologie.

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